AL MARE..

Ho ascoltato il rumore del mare e ci ho letto storie d'inenarrabile bellezza.

Rivedo il luccichio delle perle, racchiuse in preziose conchiglie e capelli sottili come fili d'oro, su una pelle delicata, che sa di salsedine.



Questa pelle arsa dal sole, bronzea, bollente e setosa al tocco, profuma di mare e se il vento si leva, la fa dolcemente rabbrividire.

Il suono del canto del mare, mi porta lontano, tra braccia forti e irsute, che come tenaglie mi custodiscono e trattengono.
Le braccia di un padre che mi impedisce d'annegare, o quelle di un uomo che mi vietano d'andare.



L'abbraccio è caldo e protettivo, mi cullo in esso, mi sintonizzo col mare, che pare parlare, cantare, ninnare...

Chiudo gli occhi e mi abbandono.
Li riapro piano un istante dopo, quasi baciati da labbra invisibili. 
La sabbia è calda ma non scotta, ogni centimetro del mio corpo nudo è carezzato dal friabile tocco della sabbia, che prende la mia forma, tondeggia e fa angoli buffi...
I capelli ostinatamente affondati, radici d'oro filamentose e capricciose che non si vogliono staccare. 
Ogni mio lieve movimento sembra risvegliarli, ed essi si spingono ancor più giù, come a succhiare una linfa salata che permea le basi di quella soffice superficie.



Non c'è altro al mondo.
Sensazioni che sembrano annientare tutto l'universo, soffocare ogni dolore, sopire ogni rancore. 
La vita stessa fino a poco prima vissuta sembra disintegrarsi in questo spazio sacro.
Il mio respiro lento e ampio, il soffio del vento, la voce del mare, la sabbia calda, la pelle tesa..
labbra lucide e asciutte socchiuse in una piccola fessura, porta del respiro e della vita.

Fusa interamente in questo cofanetto di natura, protetta e vegliata da elementi eterni.
Carezzata da potenze sempiterne e baciata da fuochi rispettosi.

Il mare è mio Padre, il vento mio Fratello, il Sole il mio Amato, la sabbia mia Madre.

Ferma.
Le vostre mani posate su me nuda e inerme.
I vostri volti statici e sereni, fissi su me, ancorata all'estasi.
La vostra presenza che mi circonda, un canale che si allarga dal mio stomaco fino al cielo: connessione.


Sospendo il mio corpo dalla sua terrena esistenza, spalanco le porte della mia mente e lascio che viaggi ed esplori libera l'etere e la conoscenza.

Il mare àncora la mia vita alla terra come l'aquilone al suolo e il mio corpo cambia.

I fili d'oro sul mio capo s'allungano oltre il mio busto strisciando sulle gambe.
La pelle si tende fino a staccarsi, a squamarsi.
L'aria non mi basta più desidero... il mare.
Le gambe tornite si striano di forza inumana.

Spalanco gli occhi e tutto è sfocato, boccheggio in cerca di quell'aria assente ma presente.
Volto il mio corpo al mare, mi sollevo sulle mie nuove gambe..
un ultimo accenno alla Terra-mia-madre e balzo nel refrigerio marino.

La mia nuova forza mi spinge contro le onde, superandole gioiosa, spezzando il loro muro cristallino e spumoso.

Corro sempre più veloce e m'immergo con fierezza, 1, 2, 3 volte; alla quarta un canto acuto fuoriesce dalla mia gola, un canto che arriva lontano.

Il richiamo viene risposto e altri occhi si avvicinano a me.
Altre decine di creature dalla pelle squamata e le gambe forti turbinano attorno a me.



Sono a casa.


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