Midnight in Paris


Vi è mai capitato di essere rapiti letteralmente da una città? Avete mai sentito la necessità, magari in vacanza, con la mente sgombra, di vagabondare per le strade e di 'lasciare che sia'?
MIDNIGHT IN PARIS: MEZZANOTTE A PARIGI.
Gil è uno sceneggiatore hollywoodiano di successo, fidanzato e in procinto di sposarsi con la bella, ma superficiale Inez, ed è proprio con lei che Gil si trova in vacanza a Parigi. Lui si innamora subito dell'atmosfera parigina e si scopre seriamente disgustato, al pensiero di Hollywood e dei suoi ingranaggi freddi e consumistici. In Parigi, Gil ritrova pian piano pezzetti di se stesso che credeva addormentati per sempre e comincia seriamente a mettere in discussione se stesso, la sua vita privata e il suo lavoro e suppone che una carriera da scrittore sia più adatta a lui. Inez, quando scopre i dubbi del compagno fa di tutto per annientarli, scoraggiando e svilendo Gil in tutte le situazioni, persino con il saccente Paul, suo amico di vecchia data, verso il quale Inez prova una sorta di venerazione. Le diversità, nella coppia americana sembrano amplificarsi nella capitale francese e quando una sera, il nostro imbranato protagonista, allo scoccare della mezzanotte viene coinvolto in una serata mondana, da alcuni tipi strani in una macchina degli anni '30, il flusso temporale si contorce e cambia setting, trasferendo Gil in un altra "dimensione".
Woody Allen, non manca di sorprendere ogni anno con i suoi film e 'Midnight in Paris' uscito nel recente 2011 ha certamente segnato un'altra sua grande vittoria cinematografica. Il regista e scrittore della commedia-fantastica, si diverte a giocare con il concetto di 'metatheatre' o, in questo caso, di 'metacinema': il cinema nel cinema. Questa tecnica fa scendere di livello, come se calasse lo spettatore più a fondo nella pellicola e creasse una sorta di prospettiva, per cui ogni personaggio assume più spessore e quindi più significato. In sostanza è un 3D non 3D, chiaro vero? ^.^
Fosse però solo questo il concetto che vive in Midnight in Paris! In importante rilievo c'è anche il concetto di SCELTA, a fagiolo in tempi come questi, ma più in generale sempre attuale come tema e quelle fastidiosissime DOMANDE, che però è importante porsi ogni tanto; cosa voglio fare veramente? Chi voglio essere e chi sono? Dove mi trovo e dove voglio andare?
Se il 2012 è l'anno del CAMBIAMENTO in senso generico, allora è forse proprio questo, il perno che Allen vuole fissare nelle menti degli spettatori. Un 'Ehi, vedete se vista cosi vi è più chiaro e vi piace!'. Pungenti le critiche alle ideologie politiche e di partito emesse attraverso le battute di Gil a inizio film, verso il padre di Inez e il continuo punzecchiamento dei genitori di questa verso il povero Gil. Altro tema importantissimo è l'INSODDISFAZIONE perenne che l'essere umano prova nei confronti di se stesso e della propria vita. Anche quelli che ai nostri occhi, risultato "i più arrivati", si sentono comunque affaticati e lontanissimi dal raggiungimento del loro obiettivo. Siamo sempre alla ricerca di ciò che non abbiamo e questa fame insaziabile, ci porta ad evolverci, a credere in altro e a credere che è possibile; in sostanza, ci porta a vivere.
Mi piace notare, oltre alle storie, anche le scenografie dei film. Tutti gli ambienti in cui Gil si muove sono alternanze tra un bianco che quasi acceca e un rosso denso e caldo, chiaro segnale di una pace minacciata dall'insinuarsi del dubbio e della passione. Il suo abbigliamento mostra incertezza e voglia di comodità, di relax, ma anche di cambio imminente; quello di Inez è sempre impeccabilmente elegante, il che indica una personalità fissa, statica, inquadrata in un canone ben preciso, privo di guizzi di originalità. Al contrario essa è piena di guizzi di stronzaggine, se in francese la vogliamo definire e passa sopra i desideri e la personalità di Gil infischiandosene altamente di invaderlo, persino nel rispetto, come un panzer. Ma alla povera Inez non vanno solo insulti, perchè è proprio grazie a lei che Gil ha la possibilità di trovare se stesso, allontanandosi da uno stereotipo che riconosce non volerci assomigliare.
Owen Wilson è perfetto per Gil, il suo sguardo vuoto e la perenne espressione da spaesato non faticano minimamente a rivestire i panni del protagonista(Allen ha certamente trovato un buon sostituto di se stesso!) e Rachel McAdams è la classica bionda benestante, viziata ed egoista che può cozzare con uno come Gil. Ma non è tutto e qui però lascio a voi...ANDATE A VEDERLO!!!

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