THE RAVEN












The Raven, 'Il corvo': oscuro, misterioso, macabro e inquietante, psicologico e intrigante, sanguigno e soffocante.
The Raven,non è la rivisitazione del celebre film del 1994 con Brandon Lee,anche se usa la stessa figura del corvo, come punto di partenza per narrare la sua storia. In The Raven, il bandolo della matassa è ben più complesso e imprevisto.

1849 un uomo ciondola per le umide strade di Baltimora, ubriaco e folle, odiato e scansato da tutti.
Quest'uomo dal dubbio pudore ma ben vestito è Edgar Allan Poe, noto scrittore, che scavalcato il successo dopo 'Il corvo'(The Raven appunto) e 'Il cuore rivelatore' è ora in piena crisi creativa, che trascina la sua carriera nel baratro del dimenticatoio.
Ad avvolgere questo bizzarro personaggio, le notti di Baltimora, che si tingono del rosso di atroci omicidi, apparentemente senza senso.
Il detective Emmett Fields nota che il serial killer prende spunto proprio dalle opere di Poe per commettere i suoi misfatti, cosi egli decide di usare lo scrittore, per risalire all'assassino.
Ad accorciare i tempi della caccia?
Il rapimento dell'amore di Poe, la bella Emily, sua promessa sposa.

Diretto da James McTeigue (V per vendetta) ha come protagonista John Cusack, che si rivela ottimo col suo sguardo perso e malinconico.
Nonostante però, i tentativi registici di avere un ritmo serrato e avvolto nell'asfissia, il prodotto è un pò lentino e quella che dovrebbe essere asfissia eccitante è in realtà una gara pallosa, a chi riesce a rimanere di più senza fiato.
A tirar su il ritmo sbrindellato sono però la fotografia, quasi tattile tanto tridimensionale, gli effetti speciali, le sorprese e i colpi di scena, che senza dubbio rendono The Raven, un film accettabile.
Amando i thriller psicologici, non posso non ammettere che The Raven ne sia pieno zeppo!
L'originalità della trama aggiunge pepe a questa pellicola e si avverte anche un forte spessore morale.
Il sarcasmo, infatti, è il condimento, la spezia distinta e caratteristica che sfreccia ovunque, marchiando fortemente il tutto, della critica alla società che ci piace tanto.
L'ignoranza è presa di mira e attraversa senza freno più di 100 anni di storia, giungendo fino a noi. La corruzione e il mecenatismo di chi svuota gli artisti della loro fiamma creativa, a meri fini di lucro e la facilità con cui ci si dimentica di chi vale per davvero, sono monito agghiacciante di una realtà quotidiana.
Anche la follia ha il suo nobile spazio, una follia intrisa però di passione, di ammirazione e rispetto, di valore, se si impara a guardare con altri occhi.
Ultimo ma non ultimo, quanto possa spronare il pensiero della perdita di chi si ama, quanto può sospingerci anche oltre i limiti da noi stessi imposti e quanto questo pensiero possa essere terribile e al contempo benedetto, perché creativo.
Poe aveva perso ispirazione e voglia di essere, nonché di esistere, stava perdendo tutto come stava perdendo se stesso e costretto da un pazzo omicida aveva rimesso le mani nella sua pasta, una pasta che richiedeva solo nuova forma per poter essere comunque valida. Ed ecco che il genio si risveglia, sopito e assopito dall'assenza di nuovi stimoli, da nuove gioie o terrori scoprendosi vivo, solo nella morte.

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