Caterina va in città

'Caterina va in città' è la storia di un'adolescente, Caterina appunto, che si trasferisce con la famiglia da Montalto di Castro a Roma. E' una ragazza timida, introversa, ingenua e per cosi dire "pura". Viene catapultata in una dimensione del tutto diversa da quella che ha vissuto a Montalto e si ritrova in una classe spaccata da opinioni politiche diverse; da una parte i fans della destra, rappresentata dalla figlia di un parlamentare di Alleanza Nazionale( interpretato da Claudio Amendola), Daniela e dall'altra i fans della sinistra, rappresentata dalla figlia di un noto giornalista, Margherita. Attraverso gli occhi scuri della protagonista, lo spettatore vive in prima persona i traumi che gli adolescenti passano in una società contorta come la nostra, dove le opinioni politiche contrastanti, gli stili e i ritmi di vita diversi e classificazioni come 'zecca' o 'pariolino' creano soltanto maggiore caos a quello già esistente. Caterina inizialmente si avvicina a Margherita, con la quale instaura una relazione d'amicizia apparentemente piacevole, ma che si ritrova a interrompere quando il padre ( interpretato da Sergio Castellitto) la scopre ubriaca e con un tattoo. Subito dopo viene trascinata nello sfarzo e nella superficialità, del mondo di Daniela, nel quale riceve offese gratuite alla sua persona e ai suoi sentimenti. Del tutto sconvolta da questi due mondi, Caterina perde se stessa e in un momento dove le sembrava di esplodere, si ritrova in una rissa, durante l'ora di educazione fisica e fugge dalla scuola. Di sua volontà torna a casa e ha modo di conoscere il suo dirimpettaio, il seducente Edward, che l'ha osservata sin dai primi giorni e che le mostra quasi fosse 'gli occhi negli occhi', come lei e la sua famiglia appaiono. Il padre intrecciato nei suoi pensieri, la madre ( interpretata da Margherita Buy) insicura, repressa e infelice e lei, confusa, ma anche estremamente affascinante. Caterina sembra allora ritrovare il punto e tornata a casa, si prepara ad affrontare la sua vita, di nuovo. Supera senza problemi gli esami di terza media e prepara le valigie per le vacanze estive. Nel frattempo, il padre scopre di essere tradito dalla moglie col suo amico d'infanzia ritrovato a Roma e lascia casa e famiglia, per inseguire il suo sogno più grande: viaggiare in moto senza meta. Il film ha un buon messaggio ed è stato fatto bene, ma non è stato in grado di farmi godere, nel vero senso del termine. A causa infatti delle emozioni cosi "di pancia" ho avuto la sensazione di difficoltà, dolore, confusione e smarrimento per tutta la sua durata e al termine, mi sono ritrovata contenta al vedere i titoli di coda. Questo per me, non è uno stato d'animo ch possa essere adibito e un bel film. Non lo consiglio a chi vive situazioni simili o difficili o a chi comunque ha voglia di un film che scorra lasciandoti dentro un messaggio, senza per forza marchiartelo a fuoco. Per quanto la bravura degli attori sia oggettiva, ma per me discutibile, il film ha evidenziato ancor di più la tipica mentalità italiana dell'elemosinare felicità e del continuo lamento su tutto. Film cosi snervano e personalmente fanno infuriare. Sembra come se gli attori italiani conoscessero un unico modo di interpretazione; loro si 'incollano' realmente il ruolo storico dell'Italia-parassita ed elemosiniera, povera e bisognosa e muoiono in questa definizione, senza nemmeno un ultimo bagliore di magnificenza. Vengono messi in rilievo(ancora nel 2003) sentimenti come la rabbia per la gestione del mondo, le agevolazioni per quelli più agiati e le difficoltà per quelli meno fortunati e tutte le lagne che sono conseguenzialmente al seguito.
Consiglio originalità agli attori italiani!!!
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