Paura e delirio a Las Vegas
Serataccia anche questa, x quanto riguarda la scelta dei film! Uffaaaa!!!! Il primo che ho tirato giù dalla "macchina sforna dvd" è stato proprio 'Paura e delirio a Las Vegas', di Terry Gilliam ( Parnassus), con Jhonny Depp e Benicio Del Toro. A mia discolpa posso dire di averlo scelto su suggerimento di una certa persona, che qui evito di citare, che me lo aveva elogiato in tutti i modi possibili e immaginabili e che, non contento, mi aveva fatto notare che schifezza potevo essere a non averlo mai visto! Mi sono lasciata prendere dalla curiosità e anche, lo ammetto, dalla sfida e...ho fatto la cazzata.
Il film è tratto dal libro parzialmente autobiografico ' Paura e disgusto a Las Vegas' di Hunter S. Thompson, in cui lo scrittore usa lo pseudonimo RAOUL DUKE, mentre l'avvocato Oscar Zeta Acosta, si fa chiamare DR. GONZO.
Fatto girare per circa 12 anni, in cerca di qualcuno che lo potesse realizzare (chissà com'è nessuno lo voleva), il film trova finalmente padre in Terry Gilliam.
Il giornalista Raoul Duke e il suo avvocato samoano, Dott. Gonzo sorseggiano degli aperitivi in un lussuoso albergo californiano, quando Duke riceve l'incarico di scrivere un articolo sulla gara motociclistica off- road 'Mint 400', che si tiene annualmente nel deserto vicino Las Vegas. Lui e il suo compare prendono l'occasione al volo, per affrontare il viaggio in grande-vecchio stile americano: estremi portati agli estremi. Noleggiano una Chevrolet rossa decappottabile , con meravigliosi interni bianchi in pelle e la riempiono di ogni tipo di droga possibile e immaginabile, poi si mettono in viaggio. Affrontano numerosi incontri, tra i quali Lucy (Christina Ricci) una giovane artista, che cade vittima ai due protagonisti. Arrivati a Las Vegas, Duke e dott. Gonzo si lasciano ai vizi della droga, dell'alcol e degli acidi e Duke mette in secondo piano il suo lavoro. La gara termina senza che Duke abbia realizzato l'articolo, cosi fugge dall'albergo e accetta il successivo incarico: realizzare un articolo sull'annuale incontro formativo sulle droghe, per le forze dell'ordine, ma la situazione non cambia. Albergo differente, risultati uguali. Duke non realizza neppure questo articolo, ma in compenso si dedica agli eccessi più stravaganti. Anche in questo caso i due fuggono dall'albergo, Duke porta dott. Gonzo all'aeroporto per il rientro e lui continua il suo viaggio 'on the road'.
Il senso di questo film?
C'è chi ci vede un affascinante lato filosofico; il viaggio on the road, la vita di estremi e del valicare i limiti umani e anche un no male specchio della società degli anni '70. Sinceramente, io ci vedo solo tanto 'sballo' e il gusto che molti provano a immedesimarsi in persone che non hanno più il contatto con se stessi e col mondo che li circonda. Un lato filosofico e un fascino particolare può evocarlo un film, molto simile come 'The Doors', la vera storia di Jim Morrison e della sua band. Li c'è poesia, amore e quello stile anni '70 che noi tutti amiamo. Questo forse voleva tentare di carpire e poi di trasmettere ciò che invece ha trasmesso The Doors, ma mi dispiace, non c'è riuscito!
Il film è un continuo sproloquiare senza senso dei due protagonisti sballati, buttati su una sceneggiatura niente male, con buoni accostamenti di colore e ondeggianti su una discreta colonna sonora, dove affiorano anche i Jefferson Airplane. Ci sono comparse di grossi personaggi come Flea, il bassista dei Red Hot Chili Peppers, ma si sa: quando c'è troppa gente definita 'brava' in un solo film, si vede che il film stesso non è poi granchè. Quant'è verooo!!!
C'è talmente tanta droga, senso di perdizione di se stessi e rincoglionimento generale, che anche io mi sono sentita spesso in overdose, anche se sorseggiavo solo dell'acqua liscia!
Vedetelo se siete in aria 'sballo senza senso', ma se volete investire la vostra carta della videoteca in qualcosa di più :statene alla larga!
Il film è tratto dal libro parzialmente autobiografico ' Paura e disgusto a Las Vegas' di Hunter S. Thompson, in cui lo scrittore usa lo pseudonimo RAOUL DUKE, mentre l'avvocato Oscar Zeta Acosta, si fa chiamare DR. GONZO.
Fatto girare per circa 12 anni, in cerca di qualcuno che lo potesse realizzare (chissà com'è nessuno lo voleva), il film trova finalmente padre in Terry Gilliam.
Il giornalista Raoul Duke e il suo avvocato samoano, Dott. Gonzo sorseggiano degli aperitivi in un lussuoso albergo californiano, quando Duke riceve l'incarico di scrivere un articolo sulla gara motociclistica off- road 'Mint 400', che si tiene annualmente nel deserto vicino Las Vegas. Lui e il suo compare prendono l'occasione al volo, per affrontare il viaggio in grande-vecchio stile americano: estremi portati agli estremi. Noleggiano una Chevrolet rossa decappottabile , con meravigliosi interni bianchi in pelle e la riempiono di ogni tipo di droga possibile e immaginabile, poi si mettono in viaggio. Affrontano numerosi incontri, tra i quali Lucy (Christina Ricci) una giovane artista, che cade vittima ai due protagonisti. Arrivati a Las Vegas, Duke e dott. Gonzo si lasciano ai vizi della droga, dell'alcol e degli acidi e Duke mette in secondo piano il suo lavoro. La gara termina senza che Duke abbia realizzato l'articolo, cosi fugge dall'albergo e accetta il successivo incarico: realizzare un articolo sull'annuale incontro formativo sulle droghe, per le forze dell'ordine, ma la situazione non cambia. Albergo differente, risultati uguali. Duke non realizza neppure questo articolo, ma in compenso si dedica agli eccessi più stravaganti. Anche in questo caso i due fuggono dall'albergo, Duke porta dott. Gonzo all'aeroporto per il rientro e lui continua il suo viaggio 'on the road'.
Il senso di questo film?
C'è chi ci vede un affascinante lato filosofico; il viaggio on the road, la vita di estremi e del valicare i limiti umani e anche un no male specchio della società degli anni '70. Sinceramente, io ci vedo solo tanto 'sballo' e il gusto che molti provano a immedesimarsi in persone che non hanno più il contatto con se stessi e col mondo che li circonda. Un lato filosofico e un fascino particolare può evocarlo un film, molto simile come 'The Doors', la vera storia di Jim Morrison e della sua band. Li c'è poesia, amore e quello stile anni '70 che noi tutti amiamo. Questo forse voleva tentare di carpire e poi di trasmettere ciò che invece ha trasmesso The Doors, ma mi dispiace, non c'è riuscito!
Il film è un continuo sproloquiare senza senso dei due protagonisti sballati, buttati su una sceneggiatura niente male, con buoni accostamenti di colore e ondeggianti su una discreta colonna sonora, dove affiorano anche i Jefferson Airplane. Ci sono comparse di grossi personaggi come Flea, il bassista dei Red Hot Chili Peppers, ma si sa: quando c'è troppa gente definita 'brava' in un solo film, si vede che il film stesso non è poi granchè. Quant'è verooo!!!
C'è talmente tanta droga, senso di perdizione di se stessi e rincoglionimento generale, che anche io mi sono sentita spesso in overdose, anche se sorseggiavo solo dell'acqua liscia!
Vedetelo se siete in aria 'sballo senza senso', ma se volete investire la vostra carta della videoteca in qualcosa di più :statene alla larga!
Ciao AlmaRoja, ho letto la tua bella recensione, ma permettimi di farti degli appunti.
RispondiEliminaPer poterlo recensire in maniera corretta, il film deve essere inquadrato nel suo periodo storico.
E' il 1972, e si è appena conclusa l'era fricchettona e positivista dei 60's, i figli dei fiori, incluso il buon Jim Morrison (che morirà nel '71), hanno fallito clamorosamente, e da filosofi della controcultura si sono trasformati in tossici.
Una generazione di sballati che non vuole accettare l'amara verità che sia tutto finito, e senza neanche troppo rumore.
Capisco le tue critiche al film, e sono comprensibili. La storia è molto vaga e confusa, e non si comprende quale sia il vero ruolo dei due protagonisti, come non si percepisce il confine tra la realtà e l'allucinazione. In questo aspetto, Terry Gilliam ha tenuto fede allo stile gonzo, fondendo l'esperienza oggettiva con quello soggettiva ed emozionale, come se anche la lucida ed onesta "memoria narrativa" fosse stata sotto effetto di una succulenta ghiandola pineale.
Il film risulta insensato solo se ci si aspetta quello che normalmente ci si aspetta da un film, una storia definita e finita, dei personaggi ben caratterizzati e coerenti, e una morale cristallina e condivisibile.
In effetti questo film non ha nessuna delle caratteristiche citate, ma se invece di guardarlo lo si "assume" come è (senza cercare di capire se il dottor Gonzo sia veramente un avvocato, o se veramente si trovano a Las Vegas per uccidere Henry il selvaggio) allora possiamo comprendere il viaggio spirituale dei due anti-eroi, che compiono una ricerca in vecchio stile hippy (a suon di Lsd e dmt) per trovare il sogno americano, fuggito da San Francisco al tramonto del '69.
Ovviamente è una ricerca fallita, gli strumenti non sono più quelli giusti, l'america e il mondo sono cambiati, e forse anche le droghe non sono più le stesse, e solo la triste sbornia di adrenocromo che precede la fine fa capire ai protagonisti che è arrivato il momento di riprendere il contatto con la realtà. Dove un tempo c'era musica e colore ora c'è solo paura e disgusto. Questo è il senso che io do al film, e penso che le immagini distorte ed oniriche che fanno da colonna visuale a questo concetto di base siano perfette a dare il senso di spaesamento dei protagonisti, insieme alle scenette surreali (Duke con il poliziotto) che impreziosiscono il film di dettagli sulla visione collettiva di una certa america verso varie figure sociali. Diciamo che è un film anticonvenzionale, è più un'istantanea di una situazione che una vera storia, è un quadro surreale che dura 2 ore e mezza. Secondo me questo film è arte.
"Strani ricordi in quella nervosa notte a Las Vegas. Sono passati cinque anni? Sei? Sembra una vita. Quel genere di apice che non tornerà mai più. San Francisco e la metà degli anni sessanta erano un posto speciale ed un momento speciale di cui fare parte." R. Duke
Caro Ale,
RispondiEliminadifficile rispondere a un commento cosi ben esposto e cosi chiaro. Apprezzo che tu abbia letto e, come dici tu, 'assorbito' il mio articolo e che abbia poi commentato... ma perdonami se ti rispondo a mia volta. Di cosa stiamo parlando?
Hai cercato di farmi vedere il film tramite i tuoi occhi e ammetto che definendolo cosi, mi appare diversamente; ma talmente alto è stato il suo 'non-sense', che non riesco a vederlo definitivamente, come dici tu. QUESTO DOVEVA ESSERE UN FILM. Non stiamo parlando di un quadro surrealista o di un effetto di acido. Il film per definizione è composto da tempi d'azione, attori che interpretano dei personaggi e una trama circolare; non si può cercare di vedere un film come un'altra cosa. Sarebbe come dire, di cercare di vedere un albero come un missile verde!O meglio...lo si può fare usando la fantasia, ma non si tratta più poi, di dire 'ho visto un film', ma di 'ho immaginato un film'. Parlo perlopiù da spettatrice e ho un approccio verso il cinema...definiamolo "serio", nel senso che, quando mi relaziono a un film lascio che esso m'investa completamente e mi aspetto che mi lasci un messaggio, un senso, che mi arricchisca magari, in parole povere, che mi tocchi. Questo film mi ha confuso sin dall'inizio e questa confusione è perpetrata fino alla fine lasciandomi solo 3 cose dentro: sballo, viaggio on the road (con sensi annessi e connessi) e tristezza. Il quadro storico è chiaro e l'ho anche messo nella mia recensione, come parte fondamentale del film. Ma usare il periodo storico come GIUSTIFICAZIONE per un film che, secondo me, non può essere definito tale, mi sembra troppo. In se per se, non mi dice nulla di nuovo e la cosa che mi fa imbestialire è che sono stati usati attori di un certo calibro, come Jhonny Depp, per AIUTARE il film. Che lo sballo sia una cosa "fica" che ti potenzia la fantasia e che ti lascia felicemente stordito è una cosa trita e ritrita; che i viaggi on the road sono viaggi onirici si sapeva già; che alla fine degli'60 serpeggia un senso di demotivazione, frustrazione, profondissima tristezza...è chiaro. Cos'altro? Cos'altro c'è? Personalmente pretendo di più da un film e lo pretendo perchè credo profondamente nell'azione del cinema. Se poi ho voglia di viaggiare con la mente, di costruire qualcosa di solo mio su un concetto, mi leggo un libro, prendo della carta e dei colori e disegno; faccio altro, ma non chiamo roba come questa FILM. Parliamoci chiaro, volevano solo mettere in scena l'ennesimo film sullo sballo giovanile e magari provare a rivisitare il suo stile con questo regista, ma non era certo nelle loro intenzioni fare un film che possa essere definito come l'hai definito tu. Magari lo fosse stato! ^_^
Ciao AlmaRoja, capisco il tuo punto di vista.
RispondiEliminaA questo punto però il problema non è più Terry Gilliam e quelli che "volevano solo mettere in scena l'ennesimo film sullo sballo giovanile", ma Hunter S. Thompson, buonanima, e il suo controverso romanzo, visto che si tratta di una trasposizione di esso.
Tu dici:
"Il film per definizione è composto da tempi d'azione, attori che interpretano dei personaggi e una trama circolare; non si può cercare di vedere un film come un'altra cosa"
Permettimi di dissentire con questa frase, il film per definizione è solo una sequenza di fotogrammi. Quello che intendi tu è semmai una storia raccontata attraverso il linguaggio cinematografico. E cmq tutti vediamo un film come un'altra cosa, molti film hanno vari livelli di lettura, a meno che non guardiamo l'ultimo dei Vanzina. Oppure pensi che tutti cogliamo nello stesso modo le stesse metafore narrative?
E poi:
"Ma usare il periodo storico come GIUSTIFICAZIONE per un film che, secondo me, non può essere definito tale, mi sembra troppo."
Infatti non è una giustificazione. Il film in se è proprio il periodo storico e il luogo, dove e quando.
Il viaggio, la gara e le droghe rappresentano solo l'espediente per raccontare come stava cambiando il mondo, e i protagonisti non sono realmente tali, sono più "osservatori" che "attori". Questo per dire che è impossibile relazionarsi con un romanzo dallo stile così particolare e farne un film. Anche se secondo me ci sono riusciti.
Poi aggiungi:
"Che lo sballo sia una cosa "fica" che ti potenzia la fantasia e che ti lascia felicemente stordito è una cosa trita e ritrita"
Forse l'unica cosa che si capisce chiaramente dal film è che il loro sballo non faceva altro che peggiorare le cose, e il felicemente stordito non me lo ricordo proprio ("“Rimetti il nastro, devo risentirlo. Quando arriva quella fantastica nota in cui il coniglio si stacca la testa con un morso, voglio che tu getti quello schifo di radio nella vasca con me dentro.”")
"Parliamoci chiaro, volevano solo mettere in scena l'ennesimo film sullo sballo giovanile e magari provare a rivisitare il suo stile con questo regista"
No, sei fuori strada, I guess. Capisco che possa non esserti piaciuto, ma questo è blasfemo, nei confronti di Terry Gilliam, di Hunter S., e nei miei :-)
Cmq De gustibus non disputandum est…
Mi permetto di precisare: una parziale trasposizione del libro! Tremo solo all'idea di sapere il restante...O_O ma lasciamo stare...
RispondiEliminaE' ovvio, caro Ale, che qui si espongono idee e opinioni riguardo a un ambito che nasce e si conferma poi come SOGGETTIVO e quindi opinabile ed è ovvio anche, che a non tutti possa piacere un """film""" come questo, come ad altri si. In un civile scambio di idee, come quello che sta avvenendo tra me e te immagino sia palese un comune punto di partenza: l'oggettività. Non nego che il film possa avere delle potenzialità, se cosi le vogliamo chiamare, ma è un film confusionario e insensato. E' ovvio anche che ognuno di noi guardando un film, ci vede quello che vuole; io qui tento solo di valutarlo oggettivamente e questo lo sapresti se avessi letto anche gli articoli dei film che, a mio parere sono stati gran bei film :PPP No, non penso che tutti cogliamo le stesse metafore narrative, ma penso che il film debba essere in grado anche di saper radunare, allacciare, agganciare più persone per un concetto, o magari più concetti, più o meno apprezzabili. Se lo scopo del film era quello di trasmettere gli effetti di un certo stile di vita, allora è vero è un film riuscito; ma a questo punto mi chiedo: qual'era il vero scopo del film, cosa voleva dire? Immagino che molte risposte si possano trovare sul libro, xkè un film si sa, non chiarisce proprio tutto. E poi...balsfema un'idea, un'opinione? Un'idea può essere comprensibile o meno, ma mai blasfema se si parla REALMENTE di idea...non trovi? Cmq...possiamo stare giorni interi, mesi, magari anni a discutere su questo film senza che nessuno dei due scendi cosi tanto verso l'altro da calmare le acque; resta una sola cosa vera e valida: il film a te è piaciuto e a me no. Per motivi tutti validi, interessanti e opinabili, ma ciò che conta è secondo me, quanto ci rimane nello stomaco e personalmente....è meglio non parlarne.:P
Bello confrontarsi con te!
touché...
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